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Il clima cambia… in un battito d’ali

Il ripopolamento delle nuove aree dovuti al cambiamento del clima.

La ricerca, in Italia non è da molto tempo una priorità, e molti non conoscono l’esistenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche, o almeno non con questo nome, che tra le altre cose pubblica anche un mensile.

L’articolo che vi propongo oggi è proprio tratto da questo mensile l’ “Almanacco della Scienza”, buona lettura.

Il clima cambia in un battito d’ali

Il ritiro dei ghiacciai, fenomeno in costante aumento a causa dei cambiamenti climatici, comporta la perdita di biodiversità ma, nonostante le numerose ricerche sull’argomento, ancora poco si sa su quali siano i tempi con cui le comunità animali reagiscono a tali variazioni. Uno studio condotto da Mauro Gobbi e Mattia Brambilla, della sezione di Zoologia degli invertebrati e idrobiologia del Muse – Museo delle scienze di Trento, ha analizzato la modalità di colonizzazione da parte degli insetti dei terreni deglacializzati. La ricerca ‘A century of chasing the ice: delayed colonisation of ice-free sites by ground beetles along glacier forelands in the Alps’ è pubblicata su ‘Ecography’ e ha guadagnato la copertina della rivista.

Il lavoro, portato avanti su due ghiacciai lombardi (Dei Forni e Vedretta del Pasquale), ha preso in esame i coleotteri appartenenti alla famiglia dei Carabidi. “Attraverso attività di campo e analisi condotte utilizzando supporto Gis”, spiegano i due ricercatori, “abbiamo sviluppato un modello statistico utile a stimare il tempo che questi insetti impiegano per reagire alle modificazioni dell’ambiente indotte dai cambiamenti climatici. La ricerca dimostra come la risposta dipenda dalle caratteristiche di ciascuna specie”.

La colonizzazione

In particolare, le differenti velocità di colonizzazione dei terreni liberati dai ghiacciai sono associate alla forma delle ali dei coleotteri. “Le specie alate sono in grado di colonizzare permanentemente un terreno appena il ghiaccio si ritira o comunque in un breve lasso di tempo”, aggiungono i due studiosi. “Al contrario, le specie con ali atrofizzate impiegano generalmente circa 100 anni per occupare un’area lasciata libera dal ghiacciaio”.

Queste seconde specie ovviamente rischiano maggiormente l’estinzione, soprattutto se le modifiche all’habitat sono veloci, come quelle che stanno avvenendo in questi ultimi decenni. “Per essere in grado di stimare correttamente la variazione nella distribuzione delle specie e conseguentemente saper comprendere quali specie siano a maggiore rischio, è importante saper valutare correttamente i tempi di risposta degli organismi ai cambiamenti climatici”, concludono i ricercatori.

Per saperne di più: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1600-0587.2013.00263.x/abstract

Al prossimo articolo.

Pubblicato da Gianluca Doremi

Durante la mia infanzia ho sviluppato e manifestato la passione per il "piccolo mondo" che mi ha portato alla scoperta della natura con l'entusiasmo che solo un bambino può avere. Con l'età adulta ho alimentato ulteriormente questa mia passione implementandola con l'ausilio della fotografia e dei video. Alle immagini ora ho aggiunto lo studio e la ricerca su questo fantastico mondo.

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