Hymenoepinecis, la vespa diabolica – altri ragni zombie
Abbiamo già parlato dei “ragni zombie” precedentemente (vedi : Dopo le formiche anche il ragno zombie…) , ed in un certo senso questo articolo è abbastanza simile, ma la ricerca è anteriore a quella sopra citata e sviluppata in un altro continente, quindi , l’articolo stesso, risulta un po’ datato ma credo possa allo stesso tempo essere interessante, buona lettura.
Da Galileonet.it un articolo di FRANCESCA SANDRI
Macabra e cinica la vespa Ichneumonid Hymenoepinecis che narcotizza la preda e la trasforma in cibo per la sua prole. Si tratta di una forma di parassitismo unico, letale e davvero inquietante. La vittima preferita è il ragno Plesiometa argyra. La vespa inserisce nel ragno il suo uovo insieme a un veleno che, prima di uccidere il Plesiometa, lo costringe a tessere una ragnatela-bozzolo per la larva. E il ragno, narcotizzato, non può far altro che eseguire gli “ordini” chimici della vespa.
Sceglie la sua vittima, la colpisce ma non la uccide subito: con un macabro e cinico rituale la droga e infine la dà in pasto alla sua prole.
Protagonista di questo thriller estivo non è un pericoloso assassino, ma un insetto assolutamente innocuo per l’uomo.
E’ la vespa “Ichneumonid Hymenoepinecis sp”¸ che ha sviluppato una forma di parassitismo letale davvero inquietante nei confronti del ragno Plesiometa argyra.
La vespa inserisce nel ragno il suo uovo insieme a un veleno che, prima di ucciderlo, lo induce a tessere una ragnatela-bozzolo per la larva.
A svelare il piano diabolico della Hymenoepinecis sulle pagine di Nature è William Eberhard, ricercatore dello Smithsonian Tropical Research Institute.
Un esempio sofisticato di parassitismo
“Il caso dell’Hymenoepimecis è probabilmente l’esempio più sofisticato di alterazione nel comportamento dell’ospite mai riscontrato in un insetto parassitale”, spiega Eberhard.
Molti altri parassiti, infatti, modificano le abitudini del loro ospite “ma nella maggior parte dei casi, e soprattutto negli insetti, provocano solo piccoli cambiamenti: l’ospite sceglie un nuovo habitat, oppure manifesta un aumento o una diminuzione dell’appetito e del sonno”, prosegue il ricercatore.
Mai fino a ora era stato riscontrato un cambiamento nelle abitudini dell’insetto ospite così radicale e repentino come quello della Plesiometa dopo che la vespa lo ha colpito.
Mentre la vespa depone l’uovo nell’addome dell’aracnide, questo è ridotto in uno stato di paralisi momentanea. Subito dopo sembra tornare alla solita routine, ma, ignaro, per le due settimane successive cova la larva nutrendola con il suo sangue.
Fino a quando – qualche ora prima di morire – comincerà a tessere una nuova ragnatela, molto diversa dalle altre: meno regolare, tondeggiante e formata solo da tre o quattro fili che sorreggono un’impalcatura centrale.
È proprio qui, al termine dei “lavori”, che rimarrà appeso un piccolo bozzolo: la larva che si trasformerà in vespa.
“Ciò che più stupisce in questo caso di parassitismo”, conclude Eberhard, “è l’irreversibilità del cambiamento provocato dalla puntura della vespa”.
Perché anche quando la larva viene rimossa dal ragno, subito dopo la puntura, non ci sono cambiamenti nel suo comportamento. Narcotizzato dal veleno, l’insetto si mette operosamente a lavoro per rispondere ad un unico input: costruire l’habitat necessario alla sopravvivenza della ninfa. Per questo, secondo il ricercatore costaricano, l’effetto chimico indotto dalla vespa Hymenoepinecis “è un fenomeno mai riscontrato prima d’ora negli insetti”.
Al prossimo articolo.
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