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Farfalle naturalmente transgeniche

Anche le farfalle sono transgeniche, infatti nel genoma di molte farfalle, fra cui la farfalla monarca, sono presenti geni che originariamente appartenevano a virus giganti e a vespe parassite, insetti che fanno parte di un ordine molto distante dal loro.

Dopo un po’ di tempo torniamo a parlare di lepidotteri, in particolare di farfalle o falene, transgeniche, grazie ad un articolo pubblicato su “Le Scienze” un paio di anni fa.

Come ho scritto varie volte alcune notizie, per quanto datate, rimangono a mio parere sempre interessanti, buona lettura.

Anche in natura esistono insetti transgenici, che hanno cioè mutuato alcuni geni da altri organismi, oltretutto filogeneticamente molto distanti. Fra questi vi è perfino un’icona del naturalismo: la farfalla monarca.

La scoperta, che getta una luce diversa sulla “novità” degli organismi geneticamente modificati dall’uomo, è di ricercatori  delle Università di Valencia e di Tours, che firmano un articolo pubblicato su “PLoS Genetics”.

Bombyx mori
Bombyx mori – larva

Genoma

Leila Gasmi e colleghi hanno scoperto in particolare che nel genoma di varie specie di lepidotteri  – tra cui la farfalla monarca  (Danao plexippus), il baco da seta (Bombyx mori), la nottua defogliatrice della barbabietola (Spodoptera frugiperda) e altre ancora – sono presenti diversi geni caratteristici di un virus gigante, il bracovirus, e di alcune vespe, insetti che appartengono a tutt’altro ordine, quello degli imenotteri.

Il bracovirus in genere arriva nei lepidotteri attraverso l’aggressione delle vespe della famiglia dei braconidi, vespe parassite che per riprodursi depongono le uova nel corpo dell’ospite.

Insieme alle uova, queste vespe inoculano contemporaneamente il bracovirus, che nella strategia riproduttiva del parassita ha una funzione specifica: deviare la risposta immunitaria dell’ospite verso il virus in modo da rendere più facile alle uova sopravvivere e svilupparsi.

Farfalle naturalmente transgeniche
Vespa parassita della specie Eretmocerus mundus, mentre depone le uona in una larva di Bemisia tabaci. (© Nigel Cattlin/Visuals Unlimited/Corbis)

Ma in alcuni esemplari di lepidotteri il trucco usato delle vespe non deve aver funzionato, permettendo loro addirittura di sfruttare la capacità del bracovirus di integrare alcuni suoi geni nel genoma dell’ospite.

Questi geni virali hanno la particolarità di difendere le cellule dell’ospite dall’invasione di altri virus: la loro acquisizione rappresenta quindi un vantaggio.

L’integrazione di geni

L’integrazione di geni del bracovirus, inoltre, non ha interessato solamente farfalle e bachi, ma anche alcuni geni della vespa parassita, evidentemente acquisiti dalle cellule delle uova della vespa demolite dal sistema immunitario della farfalla.

Dato che esistono decine di migliaia di specie di vespe parassite che usano questo sistema di riproduzione, e ciascuna di esse è associata a un unico specifico ceppo di bracovirus, secondo gli autori è molto probabile che quasi tutte le specie di lepidotteri abbiano subito svariati trasferimenti genici differenti.

 


Al prossimo articolo.

 

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Pubblicato da Gianluca Doremi

Durante la mia infanzia ho sviluppato e manifestato la passione per il "piccolo mondo" che mi ha portato alla scoperta della natura con l'entusiasmo che solo un bambino può avere. Con l'età adulta ho alimentato ulteriormente questa mia passione implementandola con l'ausilio della fotografia e dei video. Alle immagini ora ho aggiunto lo studio e la ricerca su questo fantastico mondo.

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