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Le astuzie dei lepidotteri per ingannare i pipistrelli

Uno studio ha individuato quattro tipologie per la forma delle ali posteriori di una famiglia di farfalle che sono le più efficaci per confondere il sonar biologico dei pipistrelli, loro predatori

Un bellissimo articolo pubblicato sulla rivista online “Le Scienze” che ripropongo nella sua interezza

I pipistrelli sono dotati di un sofisticato sonar biologico. Mentre volano, questi mammiferi emettono una serie di ultrasuoni e ne percepiscono i riflessi, gli echi,  che questi suoni impercettibili all’orecchio umano hanno subito contro tutto ciò che sta intorno. In questo modo i pipistrelli riescono a orientarsi e muoversi agevolmente in caverne buie e anche a individuare gli insetti di cui si nutrono.Ma alcune loro prede preferite, le farfalle della famiglia delle Saturniidae hanno evoluto un efficace sistema per ingannare il sonar dei pipistrelli: ali con code lunghe ed elaborate che deflettendo gli ultrasuoni mandano i pipistrelli fuori bersaglio, perché l’agguato del predatore si dirige verso un’appendice delle ali sacrificabile, non verso le parti vitali dell’insetto.

Ora, lo stesso gruppo dell’Università della Florida che tempo fa aveva scoperto questo inganno pubblica su “Science Advances” uno studio in cui descrive l’evoluzione di queste false esche per pipistrelli nelle diverse specie della famiglia delle Saturniidae, ricostruendo l’evoluzione delle ali posteriori e verificando gli effetti delle varie forme in una sperimentazione di reale sfida tra prede e predatori.

Esemplare di Antheraea polyphemus. (Credit: Florida Museum)

“Una volta scoperto che le code deflettono l’eco dei pipistrelli lontano dal corpo delle farfalle, eravamo interessati a stabilire quali fossero le forme ottimali anti-predatore”, ha commentato Akito Kawahara, curatore associato della sezione dei lepidotteri del McGuire Center for Lepidoptera and Biodiversity del Museo di storia naturale della Florida e coautore dello studio. “Nella prima fase dello studio dalla nostra collezione di farfalle abbiamo prelevato campioni che rappresentassero l’enorme varietà di lunghezze, forme e colorazioni delle code delle ali,

Esemplare di Antheraea polyphemus. (Credit: Florida Museum)

poi le abbiamo analizzate inquadrando le loro caratteristiche in un contesto evoluzionistico”.

L’analisi ha mostrato incrementi graduali nella lunghezza e nella complessità delle ali associati a cambiamenti repentini nella forma. Secondo gli autori, questo indicherebbe che alcune forme sono significativamente più efficaci di altre nel deflettere gli ultrasuoni dei pipistrelli. Gli scienziati hanno scoperto in particolare quattro classi di forme correlate all’abilità delle farfalle di sfuggire ai propri predatori: due caratterizzate da code assai lunghe, una con code corte e una con lobi lunghi.

Nella fase sperimentale, i ricercatori hanno modificato le ali posteriori di specie di Saturnidi – Antheraea polyphemusActias lunaArgema mimosae – per farle combaciare con le forme individuate. Poi hanno esposto sia gli insetti modificati sia quelli non modificati alla vista di alcuni grandi pipistrelli bruni documentando ciò che avveniva con videocamere ad alta velocità e microfoni per ultrasuoni.

In questo modo gli autori hanno scoperto che in ciascuna specie la modifica determinava una drastica riduzione nella frequenza di cattura: da 56 a 27 per cento nel caso di A. polyphemus, da 73 a 45 per cento nel caso di A. luna, e percentuali simili sono state ottenute nel caso di A. mimosae.

“I pipistrelli mangiano solo il corpo delle farfalle, non le loro ali, e devono attaccare il corpo per avere qualche probabilità di successo” hanno concluso gli autori. E le lunghe code delle ali creano l’illusione di bersagli diversi, confondendo i predatori che puntano erroneamente proprio alle ali. Inoltre, concludono gli autori, dato che il volo delle farfalle dipende in gran parte dalle ali anteriori, anche se perdono gran parte di quelle posteriori, riescono a sfuggire all’attacco.


Al prossimo articolo.

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Pubblicato da Gianluca Doremi

Durante la mia infanzia ho sviluppato e manifestato la passione per il "piccolo mondo" che mi ha portato alla scoperta della natura con l'entusiasmo che solo un bambino può avere. Con l'età adulta ho alimentato ulteriormente questa mia passione implementandola con l'ausilio della fotografia e dei video. Alle immagini ora ho aggiunto lo studio e la ricerca su questo fantastico mondo.

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