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Le vespe genetiste

Le vespe della famiglia dei braconidi hanno integrato un virus nel proprio genoma, virus che va a danneggiare soltanto l’ospite secondario

Le vespe della famiglia dei braconidi (Braconidae) si riproducono deponendo le loro uova nelle larve di altri insetti, soprattutto in bruchi di farfalla, il cui corpo deve servire da alimento alla larva della vespa stessa dopo la schiusa.

In generale queste vespe hanno avuto molto successo infatti sono circa 100.000 le specie note, tanto da essere utilizzate in biologia agraria per regolare la presenza del proprio ospite.

Il corpo del bruco non rappresenta però un ambiente di per sé particolarmente favorevole, dato che l’organismo dell’ospite tende a incapsulare l’uovo all’interno di uno strato di cellule immunitarie.

Per evitare la distruzione dell’uovo, quindi la vespa inietta contemporaneamente nel bruco anche alcune particolari corpuscoli prodotti dai suoi ovari, che sono grado di deprimere il sistema immunitario del bruco.

Come ha dimostrato una ricerca condotta da biologi dell’Università François-Rabelais a Tours e dell’Università di Berna, si tratta in effetti di particelle virali, il cui genoma è andato a integrarsi con quello della vespa.

Vespe - Aleiodes indiscretus
Aleiodes indiscretus, Braconidae – Wikipedia

L’esistenza di batteri che vivono in simbiosi con un ospite sono numerosi e ben noti, ma quello di una specie parassita che sfrutta un virus per controllare la fisiologia dell’ospite è unico.

Come è riferito in un articolo su “Science” a firma Jean-Michel Drezen, Annie Bézier e collaboratori, l’aspetto particolarmente sorprendente è che i circa 20 geni che controllano l’espressione dei componenti del virus, appartenente ai nudivirus, sono integrati nel genoma della vespa e che vengono espressi solo in un solo tipo di cellula delle ovaie.

Da lì i virus entrano nelle tube di Falloppio.

Alla deposizione i virus insieme al veleno e all’uovo vengono trasferiti all’ospite le cui cellule vengono infettate. L’infezione ha lo scopo di influenzare il sistema immunitario in modo tale da permettere all’uovo e conseguentemente alla larva di svilupparsi, senza però distruggere l’ospite fino al completo sviluppo della vespa.

In un certo senso, osservano i ricercatori, la vespa ha “addomesticato” il virus per trasformarlo in un vettore di geni che esprimono il loro potenziale infettivo solamente nell’ospite scelto dalla vespa.

Oltre all’interesse naturalistico, la scoperta può avere riflessi applicativi, soprattutto per lo sviluppo di nuovi vettori per la terapia genica. Le particelle prodotte dalla vespa, dicono i ricercatori, sono vettori naturali selezionati circa un centinaio di milioni di anni fa, che sono in grado di ospitare notevoli quantità di materiale genetico (anche 150 geni).

Fonti :  Le Scienze , Università di Berna p. 15


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Pubblicato da Gianluca Doremi

Durante la mia infanzia ho sviluppato e manifestato la passione per il "piccolo mondo" che mi ha portato alla scoperta della natura con l'entusiasmo che solo un bambino può avere. Con l'età adulta ho alimentato ulteriormente questa mia passione implementandola con l'ausilio della fotografia e dei video. Alle immagini ora ho aggiunto lo studio e la ricerca su questo fantastico mondo.

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