Come cambiano le dimensioni degli invertebrati di città

Le specie di invertebrati che vivono nelle aree urbanizzate sperimentano quasi tutte una riduzione della loro taglia media. Il fenomeno, che è legato alle isole di calore che si formano nelle città, ha però alcune eccezioni.

Dalla redazione di Le Scienze un interessante articolo su come le dimensioni degli artropodi e di altri invertebrati sono influenzate dall’antropizzazione.

L’urbanizzazione altera fortemente gli ecosistemi e provoca una perdita di biodiversità, e sta modificando anche le dimensioni degli animali invertebrati che vivono nelle città, per lo più riducendole. Lo ha dimostrato uno studio effettuato da ricercatori dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, e colleghi, che firmano un articolo su “Nature”.

A fronte del cambiamento climatico in corso, i biologi hanno ipotizzato da tempo che a risentire particolarmente della temperatura più elevata fossero gli animali che, come gli invertebrati, si basano sulle condizioni ambientali per raggiungere una temperature corporea sufficiente a renderli operativi.

Una temperatura ambientale più elevata, infatti, aumenta i tassi metabolici e quindi i costi energetici associati a una dimensione corporea, facendo sì che le comunità di questi animali siano composte da specie piccole.

Le pulci d’acqua dolce, come Daphnia magna qui mostrata, e le specie affini hanno sperimentato la maggiore riduzione di dimensioni. (Cortesia Joachim Mergeay)

Poiché l’aumento delle temperature è marcato nelle aree urbane, caratterizzate dalle cosiddette isole di calore, la riduzione della taglia dovrebbe essere evidente e facile da rilevare nella fauna che vi vive.

Lo studio

Thomas Merckx e colleghi hanno studiato le popolazioni di oltre 700 specie appartenenti a dieci gruppi tassonomici – come farfalle, ragni, rotiferi, ostracodi – campionandole lungo un gradiente di habitat che andavano da quelli urbani a quelli non urbani attorno a Bruxelles, Anversa e Ghent, nel nord del Belgio.

Dall’analisi dei dati è risultato che le comunità urbane erano generalmente composte da specie i cui esemplari avevano una taglia media ridotta rispetto agli esemplari della stessa specie delle aree non urbane. La riduzione è apparsa particolarmente significativa nel caso dei minuscoli crostacei acquatici, come le pulci d’acqua (con una riduzione media della taglia di oltre il 40 per cento), dei “punteruoli” e di altre famiglie di coleotteri e dei ragni terricoli (con una riduzione del 20-25 per cento).

Per contro, la taglia è aumentata in tre gruppi tassonomici, fra i quali i gruppi a cui appartengono grilli, falene e farfalle, e alcune specie di rotiferi (microrganismi acquatici).

Secondo gli autori, il fenomeno è legato alla frammentazione degli habitat naturali: gli esemplari più grandi di certe specie a volte riescono a disperdersi meglio e a trovare nuovi habitat; questa potrebbe quindi essere un’utile strategia evolutiva.


Al prossimo articolo.

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Farfalle e falene della pianura Friulano-Veneta