Disfunzione erettile? – Da un ragno la possibile cura.

Secondo un recente studio il veleno di un ragno tropicale potrebbe aiutare a curare alcuni disturbi relativi alla disfunzione erettile.

A volte la natura ci gioca strani scherzi, anzi i nomi comuni che gli uomini danno agli animali lo fanno.

Una notizia apparsa un paio di anni fa portava a nostra conoscenza il fatto che il veleno di un ragno potrebbe aiutare a curare la disfunzione erettile.

Quale sarebbe questo ragno? Non è uno scherzo, ma è il ragno delle banane (Phoneutria nigriventer).

Scusate la battuta da bar, ma mai nome comune si è rivelato più azzeccato.

Phoneutria nigriventer in posizione di attacco ©2014-2017 Carcharael

Ma torniamo alla notizia,  ricercatori avrebbero infatti scoperto che alcune delle tossine contenute all’interno del veleno di questo ragno, oltre a provocare la morte, provocano un’erezione che dura circa quattro ore.

Molto probabilmente quest’ultima è dovuta alla presenza della tossina TX 2-6 ed è proprio su di essa che si sarebbe concentrata l’attenzione degli studiosi.

Lo scopo delle ricerche dovrebbe essere quello di giungere a formulare un farmaco che possa sfruttare le capacità che ha la tossina di influire sulla disfunzione erettile senza risultare però tossica.

Sono soprattutto i ricercatori brasiliani i più attivi sul fronte, tanto che avrebbero già riprodotto in laboratorio un paio di sostanze molto simili alla TX 2-6 contenuta nel veleno del ragno delle banane.

Se lo studio dovesse avere successo e se andasse nella direzione giusta, i ricercatori potrebbero ottenere una sorta di Viagra naturale.

Secondo gli studi, infatti, una delle due tossine riprodotte in laboratorio avrebbe avuto ripercussioni negative sul cuore mentre l’altra risultava essere un perfetto Viagra naturale.

Un “ossido nitrico“, un elemento “vasodilatatore” che porta, cioè, ad una lunga erezione, con il vantaggio di non avere alcun effetto collaterale sulla salute dell’uomo e andando in compenso a risolvere il problema della disfunzione erettile.

La sperimentazione sui topi ha dato ottimi risultati, si attende ora quella sull’uomo.

 


Al prossimo articolo.

 

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