free page hit counter

I pericoli per gli insetti dati dall’uso intensivo delle aree a pascolo o a prato

L’aumento, anche moderato, dello sfruttamento delle aree a pascolo o a prato non porta solo alla diminuzione delle specie che vivono in ciascuna area, ma anche a una progressiva uniformità delle specie presenti a scala regionale o nazionale.

L’intensificazione, anche moderata, dell’uso di prati e pascoli, non determina solo una perdita di biodiversità, ma anche una diffusa uniformità delle specie che sopravvivono. A stabilire  questa correlazione è uno studio da un gruppo internazionale di ricercatori che firmano un articolo su “Nature”.

Normalmente, ogni prato è diverso, e varie specie sono in grado di trovare qualche nicchia che rappresenta per ciascuna di esse un habitat adatto. L’intensificazione dell’uso del suolo porta a un minor numero di comunità vegetali distinte nelle aree a prato, che possono quindi sostenere sempre meno specie. Questo rappresenta un catalizzatore per la crescente perdita di specie.

Finora, però, sono stati generalmente studiati singoli gruppi di specie, per esempio uccelli o insetti, in un habitat particolare, e solo, di volta in volta, in un’area specifica. L’attenzione degli studiosi si è cioè concentrata sulla diminuzione del numero di specie in ciascuna comunità ecologica, ossia su quella che è detta biodiversità alfa.

Il Macrotylus paykulli, si nutre quasi esclusivamente della linfa di una comune pianta dei pascoli. L’Ononis repens o l’O. spinosa, o arrestabue. (Cortesia Lars Skipper)

Perdita della biodiversità

Matin M. Gossner, del Politecnico di Monaco di Baviera, e colleghi hanno invece cercato di capire quali sono le conseguenze di  questa perdita di biodiversità a una scala spaziale più grande, e nel suo contesto ecologico complessivo, dagli organismi unicellulari ai vertebrati. “Per la prima volta abbiamo studiato tutti i gruppi di specie lungo la catena alimentare nelle aree a prato con diverse forme di uso del territorio in una varietà di regioni”, ha detto Gossner.

In particolare, i ricercatori hanno preso in considerazione oltre 150 siti rappresentativi degli ambienti agropastorali dell’intera Europa per analizzare le ripercussioni dell’intensificazione dell’uso del suolo a partire dal 2008, rispetto a 4000 specie animali e vegetali. Hanno cioè valutato l’effetto dell’uso del suolo non solo sulla biodiversità alfa, ma anche sulla diminuzione del numero di comunità differenti presenti in aree geografiche, ossia la cosiddetta biodiversità beta.

Questa analisi ha permesso a Gossner e colleghi di scoprire che gli effetti dell’aumento dello sfruttamento di questo tipo di paesaggio non sono lineari. Anche un aumento moderato, per esempio, del numero di falciature del prato o delle concimazioni si ripercuote drammaticamente sulla biodiversità. Ciò dimostra, che le aree in cui viene praticata un’attività agropastorale di tipo estensivo, e non intensivo, sono essenziali per la protezione della diversità delle specie.

Redazione di “Le Scienze” –  http://www.lescienze.it


Al prossimo articolo.

Altri articoli in ordine cronologico

Visita anche il Canale di Youtube (documentari e video sugli insetti e sulla natura del Nordest Italiano)

Farfalle e falene della pianura Friulano-Veneta



Pubblicato da Gianluca Doremi

Durante la mia infanzia ho sviluppato e manifestato la passione per il "piccolo mondo" che mi ha portato alla scoperta della natura con l'entusiasmo che solo un bambino può avere. Con l'età adulta ho alimentato ulteriormente questa mia passione implementandola con l'ausilio della fotografia e dei video. Alle immagini ora ho aggiunto lo studio e la ricerca su questo fantastico mondo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.